Mostra Personale 9 DICEMBRE 2004

GIANFRANCO CARUSO

Gianfranco Caruso nasce a Salerno nel 1952. Il suo incontro con l’arte
avviene attraverso la musica, avendo in famiglia molti esempi in tal senso,
fra i quali il nonno, Luigi Demurtas, musicista ed anche pittore.
Dopo aver compiuto gli studi liceali ed aver frequentato per tre anni la
facoltà di Geologia Caruso abbandona gli studi per seguire le sue molteplici
vocazioni artistiche, che negli anni ’80 sono concentrate soprattutto
sulla musica.

Trasferitosi a Milano, studia canto e musica presso l’Accademia Musicale
Moderna, compone molti brani di musica moderna, partecipa a concerti e
spettacoli, approfondisce ed amplia le sue esperienze studiando
percussioni ed entrando in contatto con la cultura musicale africana e
sudamericana. Contemporaneamente si interessa di composizione poetica,
ottenendo in questo campo vari premi e riconoscimenti, finché, verso la metà
degli anni ‘90, scopre la pittura, che ben presto diventa il suo interesse
dominante.

Aderisce quindi al gruppo "Giovanni Segantini" con il quale partecipa a
mostre collettive in Italia e ad iniziative culturali di vario genere che
lo fanno conoscere a critica e pubblico con lusinghieri risultati.
Attualmente fa parte del gruppo "Arte 2000", partecipa regolarmente a
collettive e personali su tutto il territorio nazionale ed anche all’estero,
è presente in permanenza in alcune
gallerie, sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.
Vive e lavora a Cinisello Balsamo (MI).
Il bisogno di arrivare ad esprimere le forze primigenie della natura e le radici originarie della vita, il desiderio di cogliere l’irripetibile atto della creazione nel suo accadere, per arrivare al fondo di sé, all’origine delle proprie emozioni : in questo parallelo, probabilmente, sta la chiave di lettura delle opere di Caruso, il senso del suo prorompente cromatismo, dei suoi impossibili spazi incontaminati, deserti, lontani. (Vilma Torselli – Art director di Artonweb) I colori del Caruso potrebbero avergli ispirato, essendo egli anche un musicista, composizioni Wagneriane come il Faust (Antonino Del Bono – Arte più arte) Coloristica dai toni scuri, se non tenebrosi. Questa impronta classifica l’autonomia dell’operatore. Cioè, vuole imprimere un suo marchio. Ci riesce? Almeno embrionalmente lo si potrebbe supporre. (Giuseppe Casiraghi, critico d’arte contemporanea)